Nel 2024 l’Italia ha parlato tanto di violenza di genere. Ma ha fatto poco.
I numeri ufficiali sono allarmanti. Ma la verità è che quello che non si vede è ancora peggio.
Ogni giorno donne vengono insultate, umiliate, molestate, abusate, picchiate, uccise.
E ogni giorno una parte dell’opinione pubblica si limita a dire: “Bisogna educare gli uomini”, “Devono pensarci le istituzioni”, “Lo Stato dov’è?”
La risposta è semplice, brutale, reale: lo Stato arriva dopo.
La violenza arriva prima.
E l’unica cosa che può funzionare è la prevenzione. Ma nessuno ne parla.
1. I numeri ufficiali del 2024: il quadro reale
Partiamo dai dati pubblici. Quelli che si possono contare.
64.348 richieste di aiuto al numero 1522
Nel 2024, il numero nazionale antiviolenza 1522 ha ricevuto 64.348 chiamate valide da parte di donne.
Distribuite così:
- I trimestre: 17.880 (+83,5% rispetto al 2023)
- II trimestre: 15.109 (+57,4%)
- III trimestre: 15.349 (+37,3%)
- IV trimestre: 16.710 (+8,8%)
Questi numeri riflettono solo chi trova il coraggio di chiamare. La maggior parte delle donne non lo fa.
Il profilo delle vittime (IV trimestre 2024):
- Il 40,9% ha subito violenza fisica
- Il 34,3% ha subito violenza psicologica
- Il 51,3% ha dichiarato anni di abusi
- Il 68% ha subito violenza in casa
- Il 50% degli autori era il partner attuale
- Il 72,9% delle vittime non ha denunciato
La paura, la vergogna e la sfiducia nelle istituzioni tengono in piedi un silenzio assassino.
Fonte: ISTAT – Dati 1522, IV trimestre 2024
113 femminicidi nel 2024
Nel 2024 sono state uccise 113 donne.
Non per caso. Non per rapina. Non per errore.
Per il semplice fatto di essere donne.
- 99 sono state uccise in ambito familiare o affettivo
- 61 da partner o ex partner
- Le modalità:
- 32 con armi da taglio
- 30 con armi da fuoco
- 23 per soffocamento o strangolamento
- 12 per aggressione fisica
- 2 per avvelenamento
Fonte: Ministero dell’Interno – Report 2024
2. Il sommerso: quello che non si dice, non si conta. Ma uccide lo stesso
I numeri ufficiali sono una minima parte. La violenza vera, quella che non arriva alle cronache, è moltiplicata.
Secondo stime dei centri antiviolenza e dei report ISTAT:
- Almeno il 90% delle violenze psicologiche non viene mai denunciato.
- Circa il 60% delle violenze fisiche resta non formalizzata.
- La maggior parte delle violenze sessuali viene taciuta, per vergogna o paura.
In altre parole:
I casi reali potrebbero essere 10 o 20 volte superiori ai dati ufficiali.
Centinaia di migliaia di donne non denunciano, non chiedono aiuto, non parlano.
Ma subiscono.
3. Nessuno ci salverà. E questo deve diventare chiaro, adesso.
Ogni giorno leggiamo commenti come:
- “Devono fare qualcosa le istituzioni”
- “Bisogna cambiare la legge”
- “La scuola deve educare gli uomini”
- Tutto vero. Ma tutto in ritardo.
Perché quando si parla di sicurezza personale, aspettare non è un’opzione.
Nessuna legge, nessuna campagna, nessuna riforma potrà mai anticipare il momento in cui un predatore decide di colpire.
La violenza non chiede permesso.
E non aspetta i fondi pubblici.
4. “Bisogna educare gli uomini”: giusto, ma non è abbastanza. E non è adesso.
Viviamo in un’epoca dove ogni volta che si parla di difesa personale o prevenzione, qualcuno risponde:
“Non dovremmo insegnare alle donne a difendersi. Dovremmo insegnare agli uomini a non essere violenti.”
Perfetto. Ma falso.
- Perché gli uomini violenti esistono. Ora.
- Perché i predatori non si educano. Si prevengono.
- Perché la responsabilità della sicurezza non può essere una speranza sociale. Deve essere una realtà individuale.
Se davvero ami le donne, non le lasci indifese in attesa che il mondo cambi. Le prepari. Ora.
5. La prevenzione vera non esiste in Italia. E questo è il crimine culturale più grave.
Prevenzione non è fare un volantino in Comune.
Non è dire “denuncia!” a una vittima traumatizzata.
Non è mettere un numero verde in una pubblicità.
La prevenzione vera è educazione, allenamento, strategia.
E deve cominciare molto prima del pericolo.
Significa:
- Insegnare a leggere i segnali di un predatore
- Conoscere le fasi della manipolazione
- Sapere come muoversi, reagire, proteggersi
- Allenare mente e corpo a riconoscere e interrompere il ciclo della violenza
Ma in Italia questa roba non c’è.
Chi fa prevenzione lo fa da solo, come atto rivoluzionario.
Non come sistema.
6. La prevenzione deve entrare nelle scuole. Punto.
Se non entriamo lì, perdiamo per sempre.
- Bambine che non sanno cos’è un confine personale
- Ragazze che confondono il controllo con l’amore
- Studentesse che non hanno mai sentito parlare di strategie di difesa
- Docenti che minimizzano, per paura o ignoranza
La prevenzione deve diventare materia. Come educazione civica.
Come scienze motorie. Come storia.
E finché questo non accadrà, chi ha un progetto serio, strutturato, concreto – come Sicurezza Estrema – ha il dovere morale di agire. E formare.
7. Conclusione: quello che serve davvero
Non servono più parole.
Servono sistemi.
Servono percorsi.
Serve educare alla prevenzione, non alla paura.
Perché il vero nemico non è solo chi fa violenza.
È anche chi rende normale non essere preparate.
La nostra missione: costruire sicurezza prima, non dopo
Noi non aspettiamo che le donne diventino vittime.
Noi non crediamo nella cultura dell’emergenza.
Crediamo nella prevenzione intelligente, concreta, allenabile.
Sicurezza Estrema è un sistema nato per formare, informare e proteggere le donne prima che sia troppo tardi.
Guide operative. Percorsi formativi. Allenamento mentale e fisico.
Tutto pensato per una cosa sola: non arrivare mai al “dopo”.
Se anche tu credi che la libertà femminile passi dalla consapevolezza,
entra nella nostra libreria, inizia il tuo percorso.
Visita lo store ufficiale
Commenti ()