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CAZZEGGIANDO 3

Se avessimo studiato a Pavia nel terzo millennio il nostro motto sarebbe stato “sapere aude”. Ma la nostra cultura è più da on the road, più underground, in altri termini più sessantottina. Anche se in quegli anni eravamo già giovani vecchi. Siamo di quelli che alla domanda: “Come stai?”, sappiamo rispondere: “Bene grazie, compatibilmente con il fatto di vivere”. Per questo noi (ci chiamiamo con i nostri nomi) Adriano (Adriano Euclide) e Mino (Delfino Maria) abbiamo sentito il bisogno di imbarcarci in una nuova impresa. Ma (c’è sempre un ma nella vita di ognuno di noi) il nostro humor, più vicino al compassato britannico che non a quello chiassoso nostrano, ci ha riportato alla memoria Jerome Klapka Jerome (Walsall, 2 maggio 1859 - Northampton 14 giugno 1927) nostro inseparabile compagno di viaggio quando per tirarci un po’ su navigavamo nella tristezza alla ricerca di un qualche motivo per ridere. Eravamo allora tre uomini in barca (per non parlar del cane). Ma (ecco il ma che ritorna) Jerome ci lasciò. Come se fosse naturale farlo. E il caso, ancora una volta ci ha fatto incontrare, nell’aula austera di un AORN [Azienda Ospedaliera di Rilevanza Nazionale], Antonio (Antonio), uomo, anzi (medicus) ricercatore, che unisce alla innegabile competenza professionale, un’altrettanto importante (forse maggiore?), capacità di esprimere in versi il suo sentito, sia esso una formula biochimica, piuttosto che uno stornello. A questo punto il cast si è nuovamente completato sul campo. Il quarto uomo, se mai ci sarà, sarà un contabile (svizzero tanto per dare un tocco di globalizzazione alla nostra bella storia). Sarà lui che avrà cura di quelle che in burocratese vengono definite le risorse. Sebbene le apparenze non depongano a nostro favore, siamo anche razionali. Tutti e tre. E questa nostra razionalità ci costringe alla redazione di un sommario ragionato per il nostro nuovo parto letterario. Ci siamo posti, con una certa inquietudine, la domanda su quale logica seguire per raggruppare le singole voci delle nostre analisi. Per quanto sia elevato il nostro quoziente di creatività non siamo riusciti a trovare una risposta soddisfacente. Il che ha creato un nuovo interrogativo: Perché? Perché ogni capitolo del bon-ton ha sempre come soggetto l’individuo, noi. L’azione al centro della nostra analisi viene sempre compiuta da un noi che può anche essere collettivo ma che implica la nostra volontaria adesione individuale. Il tema è affascinante. Lo lasciamo ad altri esperti. E torniamo al nostro sommario. La soluzione che siamo riusciti a individuare come la più idonea è stata quella di attribuire un titolo alla singola voce che introducesse all’analisi e poi riportare le stesse nel più classico dei sistemi di catalogazione: l’ordine alfabetico dei nomi elisi dell’articolo. Come nella migliore tradizione. È stata una scelta sofferta, e anche se all’apparenza potrà apparire povera in creatività, risulterà a una più approfondita disamina, semplicemente obbligata.

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