Voglio condividere una riflessione su un tema che riguarda da vicino chi scrive, dirige e suona musica per banda:
il digital print (detto anche e-print). O meglio… la sua (quasi totale) assenza nel mercato editoriale italiano.
In Italia, infatti, quasi tutti gli editori lavorano ancora solo su carta. E non basta: i formati scelti per stampare partitura e parti sono spesso fuori standard, volutamente scomodi per scoraggiare le fotocopie.
Peccato che, così facendo, si penalizzino proprio i musicisti che acquistano legalmente.
Parlo anche per esperienza personale: questi formati non entrano in nessuna bustina o raccoglitore, si rovinano facilmente e non sono nemmeno facili da scansionare.
E mentre è giusto combattere la pirateria, vietare anche la semplice copia per uso interno o di sicurezza è, secondo me, un errore.
Chi vuole proteggere le parti, conservarle o evitarne l’usura… si trova impossibilitato a farlo.
E allora?
📉 Le bande acquistano altrove.
Negli USA il digital print è ormai lo standard, e anche noi europei possiamo accedere ai cataloghi americani in pochi secondi, con download immediato e spesso con prezzi migliori.
J.W. Pepper, pioniere del digital music delivery, lo spiega chiaramente nella sezione ePrint – Digital Sheet Music https://blogs.jwpepper.com/updates-to-eprint-digital.../
Nel frattempo in Italia:
📦 carta,
📏 formati ingestibili,
⛔️ divieti,
🚫 niente digital,
e lamentele per le poche vendite.
Ma poi quegli stessi editori che si lamentano dell’“esterofilia” e delle scelte delle bande, non fanno nulla per essere competitivi.
Fino a prova contraria, siamo in un mercato libero: ognuno acquista dove trova ciò che gli piace, gli serve, o semplicemente… gli conviene.
🔍 Ma la vera domanda è:
ha ancora senso oggi combattere la pirateria rendendo scomodo anche il prodotto legale?
Io credo di no.
📥 Il digital print non è il problema.
Può essere parte della soluzione.
Il rischio vero è restare fermi… mentre il mondo si muove.
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