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L’IA non è un gadget del professionista, ma una responsabilità: come redigere l’informativa che tutela te e il tuo cliente

L’intelligenza artificiale è entrata negli studi professionali e negli organismi di mediazione, ma non come un semplice strumento tecnologico: è un nuovo modo di pensare e gestire la professione.


L’IA non è un  semplice“gadget” per un professionista intellettuale — avvocato, mediatore, consulente — è oggi parte integrante della trasformazione del servizio, ma va gestita con consapevolezza.


L’avvento dell’Legge n. 132/2025 sull’intelligenza artificiale ha introdotto in Italia un passaggio importante: non solo le grandi imprese, ma anche gli studi professionali (avvocati, commercialisti, mediatori, etc.) sono oggi tenuti a gestire l’uso dell’IA con consapevolezza, responsabilità e trasparenza.


Nel contesto della mediazione, della consulenza legale o della rappresentanza, ciò significa che l’uso di strumenti basati su IA (ad esempio strumenti di automazione nella redazione di atti, supporto alla ricerca giuridica, generazione automatica di bozze, algoritmi predittivi) non è neutro: porta con sé rischi professionali, responsabilità, e richiede che il cliente venga informato in modo chiaro.


In qualità di professionista ci sono almeno tre motivi fondamentali per cui è indispensabile avere una buona conoscenza dell’AI.


  1. Responsabilità professionale: Come evidenziano studi recenti, la responsabilità del professionista non viene attenuata dall’uso di strumenti di IA: anzi, il dovere di controllo, verifica e gestione dei processi aumenta. Lo strumento IA non riduce il dovere di prudenza!
  2. Trasparenza verso il cliente – rapporto fiduciario: La legge 132/2025 pone al centro il rapporto fiduciario e stabilisce l’obbligo di informare il cliente, affinché sia consapevole dell’uso di sistemi IA e del ruolo umano del professionista nell’attività intellettuale. Quando il cliente non è informato, il rischio è doppio: una potenziale violazione contrattuale/deontologica e perdita di fiducia.
  3. Competitività e qualità del servizio: Non si tratta solo di obblighi. Una conoscenza adeguata dell’IA consente di usarla come valore aggiunto: maggiore efficienza, gestione migliore delle informazioni, supporto predittivo (nei limiti del dovuto), innovazione nei processi . Ma ciò richiede formazione, consapevolezza dei limiti e integrazione etica.


Veniamo alla questione fondamentale dell’informativa: quali contenuti dovrebbe avere l’informativa al cliente?


Di seguito un elenco pratico (check-list) di contenuto dell’informativa da  adattare al tuo studio/organismo di mediazione.

  • Indicazione che, nell’ambito della prestazione professionale, potranno essere utilizzati strumenti basati su intelligenza artificiale (o automazione intelligente) a supporto dell’attività.
  • Descrizione sintetica e chiara dello scopo dell’uso dell’IA (es. supporto alla ricerca normativa, generazione bozza, analisi predittiva, classificazione documenti).
  • Indicazione che la responsabilità ultima della prestazione resta in capo al professionista, che verifica, firma e assume la paternità del lavoro.
  • Chiarimento che l’IA non sostituisce il giudizio, la competenza e la valutazione umana del professionista.
  • Eventuali limiti dello strumento (ad esempio: “la previsione non costituisce garanzia di esito”, “lo strumento può contenere errori”, “la validazione e supervisione umana sono imprescindibili”).
  • Informazioni circa i dati trattati (se l’IA utilizza dati personali o sensibili), modalità di trattamento, misure di sicurezza, eventuale trasferimento in paesi terzi – con riferimento al GDPR
  • Eventuali rischi, controlli e misure di mitigazione adottate dallo studio (es. revisione umana, audit interno, formazione del personale sull’IA).
  • Rinvio all’accordo contrattuale/lettera di incarico per la disciplina del compenso, delle modalità ecc., salvo che l’uso dell’IA richieda specifiche condizioni (es. consenso aggiuntivo).
  • Firma o adesione del cliente all’informativa (eventualmente allegata alla lettera di incarico o al contratto di servizio).
  • Data, versione, eventuale aggiornamento periodico dell’informativa.


Questa checklist ti aiuta a predisporre un modello di informativa che puoi poi adattare alle tue esigenze.

Ignorare l’obbligo informativo o sottovalutare i rischi può comportare danni reali: perdita di fiducia, contenziosi con clienti, responsabilità professionale.


Una buona conoscenza dei meccanismi, dei limiti dell’IA e della normativa è dunque non solo utile, ma necessaria. Se credi di saperne ancora poco puoi fare il nostro primo corso di ALFABETIZZAZIONE su AI : clicca qui per maggiori info


Redigere e far sottoscrivere al cliente un’informativa chiara sull’uso dell’IA è oggi una buona prassi imprescindibile per un professionista attento!