Il Codice Deontologico Forense rappresenta la bussola etica che orienta l’attività dell’avvocato, non solo in sede processuale ma anche nei procedimenti di risoluzione alternativa delle controversie (ADR).
Con la recente delibera del Consiglio Nazionale Forense – pubblicata in Gazzetta Ufficiale – sono state introdotte importanti modifiche che rafforzano la centralità dei principi di trasparenza, buona fede e imparzialità, incidendo in modo significativo sul ruolo dell’avvocato nella mediazione civile e commerciale.
Queste novità hanno un obiettivo chiaro: garantire che la condotta dell’avvocato, sia come difensore sia come mediatore, contribuisca a rendere la mediazione uno strumento efficace e credibile.
1. Assunzione dell’Incarico in Mediazione e Conflitti di Interesse
Art. 62 (Mediazione)
- Modifica al comma 3, lett. b): ora è vietato all’avvocato assumere il ruolo di mediatore quando una delle parti è o è stata assistita, negli ultimi due anni, da professionisti associati o collaboratori dello stesso studio.
- Nuovo capoverso al comma 4: il divieto si estende anche a professionisti soci, associati o che esercitano negli stessi locali.
Impatto pratico: queste modifiche rafforzano le garanzie di imparzialità del mediatore, riducendo il rischio di conflitti di interesse e aumentando la fiducia delle parti nella neutralità della procedura.
Art. 61 (Arbitrato) – rilevanza per analogia
Anche in tema di arbitrato, il CNF ha introdotto disposizioni più stringenti in materia di conflitto di interessi (comma 3, lett. d; comma 5; comma 7). Questo conferma la tendenza del legislatore a rafforzare il principio di indipendenza del professionista in tutte le ADR.
2. Dovere di Verità e Buona Fede nelle Trattative
Art. 50 (Dovere di Verità)
- Nuovo comma 6: l’avvocato deve indicare i provvedimenti già ottenuti (anche i rigetti) quando presenta istanze o richieste sullo stesso fatto.
- In mediazione: ciò si traduce in una maggiore trasparenza, che impedisce la presentazione di versioni parziali o fuorvianti dei fatti e favorisce trattative corrette.
Art. 48 (Divieto di produrre corrispondenza tra colleghi)
- Modifica al comma 3: è vietato consegnare al cliente la corrispondenza intercorsa con un collega; può invece essere consegnata al collega subentrante, con pari vincolo di riservatezza.
- In mediazione: la norma tutela la confidenzialità delle comunicazioni, elemento essenziale per instaurare un clima di fiducia durante le trattative.
Art. 51 (Testimonianza dell’avvocato)
- Comma 2: l’avvocato deve astenersi dal deporre sul contenuto della corrispondenza riservata e delle proposte transattive.
- In mediazione: la regola rafforza la protezione della riservatezza delle proposte conciliative, cardine dell’istituto.
Art. 62-bis (Negoziazione Assistita) – rilevanza per analogia
Il nuovo articolo introduce principi chiave:
- lealtà,
- riservatezza delle informazioni,
- divieto di forzature nei confronti della parte assistita.
Sebbene riferiti alla negoziazione assistita, questi principi si applicano per analogia anche alla mediazione, delineando un’etica professionale coerente in tutto l’ambito ADR.
Sanzioni disciplinari
La violazione di tali doveri comporta censura o sospensione, a conferma della serietà con cui il CNF intende garantire la correttezza della condotta dell’avvocato.
3. Aspetti Minori ma Rilevanti
Art. 56 (Ascolto del Minore)
Le nuove modalità sull’ascolto del minore pongono al centro l’interesse superiore del minore. Anche nella mediazione familiare, queste regole rafforzano la necessità di garantire un approccio rispettoso, attento e protettivo.
Le modifiche al Codice Deontologico Forense delineano un avvocato più consapevole del proprio ruolo etico e maggiormente orientato alla trasparenza, alla buona fede e alla riservatezza.
In particolare, nella mediazione civile e commerciale, l’avvocato non è solo un tecnico del diritto, ma un garante di lealtà e imparzialità, capace di favorire soluzioni più rapide, serene ed efficaci.
La mediazione, rafforzata da queste nuove regole, si conferma non solo un istituto giuridico, ma una vera rivoluzione culturale, in cui l’avvocato diventa protagonista di una giustizia più collaborativa.
E tu cosa ne pensi?
Queste nuove norme cambieranno davvero l’approccio degli avvocati alla mediazione? Condividi la tua opinione nei commenti
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