Carrello

Magia popolare – le Segnature


Diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, le tradizioni magiche popolari di protezione e guarigione sono ancora oggi radicate nella nostra cultura. Nonostante gli usi e costumi tipici di ogni regione italiana presentino notevoli differenze tra loro, è possibile riscontrare delle analogie di fondo che fanno pensare ad una matrice comune, da cercarsi sicuramente in un passato molto remoto. Si può essere indotti a credere che il fenomeno sia molto più diffuso al sud piuttosto che nel nord della nostra penisola, ma in realtà gli operatori sono distribuiti in maniera abbastanza omogenea su tutto il territorio nazionale, e riscontrano ovunque la stessa considerazione. In ogni regione, dunque, ancora oggi possiamo trovare reminiscenze di antiche tradizioni magiche, che in genere derivano dalla fusione delle pratiche pagane con quelle di matrice cattolica sopraggiunte in seguito.  


Le Segnature


Una di queste è la pratica delle “segnature”: un tempo molto diffusa all'interno del mondo contadino, essa è così chiamata perchè consiste nel tracciare segni – soprattutto cerchi e croci – con le dita oppure per mezzo di immaginette, medagliette o anelli, spesso intinti in olio d'oliva, mentre si recitano in dialetto precise formule di protezione o di bando. Rimaste assolutamente segrete per molto tempo, tali formule sono state ormai rivelate grazie al lavoro editoriale di illustri personaggi tra cui l'antropologo Ernesto De Martino: si tratta in gran parte di preghiere rivolte ai santi per invocare qualche forma di guarigione o per prevenire il verificarsi di eventi infausti.


In passato si ricorreva alle segnature per preservare l'integrità e la salute non solo degli esseri umani, ma anche del bestiame e delle colture. Venivano utilizzate anche per ritrovare oggetti smarriti, prevedere i cambiamenti climatici, fermare gli incendi o altre calamità di origine naturale o umana. 


Le segnature erano ritenute ugualmente efficaci anche per preservare persone, animali e oggetti da attacchi di tipo “sottile”, in grado cioè di affliggere l'anima e lo spirito. Rientravano in questa categoria le pratiche volte a scongiurare e ad esorcizzare il malocchio, le fatture, i malefici.




I “prescelti”


Un tempo si riteneva che la capacità di “segnare” fosse un dono di nascita, che veniva recepito tramite due diverse modalità, ovvero nascendo “con la camicia”, cioè avvolti nel sacco amniotico, oppure venendo al mondo come la settima (o il settimo) di sette o più figli. Queste due categorie di persone erano ritenute prescelte da Dio e considerate capaci di guarire mediante una sapienza innata. 


Al momento della nascita del “prescelto”, era la levatrice stessa che lo destinava ritualmente a diventare “segnatore” o “segnatrice”, recitando preghiere e parole segrete mentre al neonato veniva messo in mano un oggetto simbolico della malattia che sarebbe stato capace di guarire: impugnando un carbone avrebbe curato ad esempio il fuoco di sant'Antonio, e così via.  


Un potere al femminile


Sebbene fossero soprattutto donne le depositarie di questo potere, anche gli uomini potevano esserne dotati: si riteneva però che questi ultimi, a differenza delle donne, non potessero trasmettere ad altri il proprio dono di maghi e guaritori. Inoltre era naturale che le pratiche di protezione e guarigione venissero affidate soprattutto a persone di sesso femminile, dal momento che le donne sono da sempre presenti in tutte le fasi dell'esistenza, dalla nascita alla morte, e a loro viene tradizionalmente demandato il compito di accudire la prole, gli anziani e i malati.




La trasmissione del “dono”


Oltre che un dono di nascita, la capacità di “segnare” era un potere che veniva trasmesso da madre a figlia, da suocera a nuora, da madrina a figlioccia. Definito “lascito”, il potere ereditato era considerato un vero e proprio testamento magico.


Quando la “comare” (ovvero colei che possedeva il dono della segnatura) non aveva una discendente diretta cui trasmettere il suo sapere, allora poteva individuare una donna che mostrasse, tramite alcuni segni rivelatori, di essere adatta a ricevere il lascito: un indizio poteva essere ad esempio un parto gemellare in cui i figli fossero di sesso diverso, oppure la coincidenza della data di matrimonio della prescelta con quella in cui si era maritata la guaritrice anziana. Tuttavia, una donna era ritenuta degna di ricevere il lascito principalmente per determinate caratteristiche che dovevano appartenerle: ci si aspettava che fosse una persona generosa e compassionevole e, non essendo obbligata a diventare guaritrice, doveva dimostrare di desiderare il dono non per orgoglio personale ma per puro e semplice spirito di servizio; inoltre doveva promettere di preservare e perpetuare la Tradizione.


In origine, la trasmissione del potere avveniva quando la comare non era più in grado di esercitare il proprio ruolo, perchè troppo anziana o malata. La segnatrice teneva per sé il dono fino all'ultimo, poichè si credeva che chi avesse tramandato le parole segrete avrebbe perduto la capacità di guarire: per questa ragione la consegna del lascito avveniva quasi sempre sul letto di morte. A un certo punto, però, tale consuetudine si modificò, e le comari cominciarono a cedere i loro poteri prima di un imminente trapasso e a più di una sola persona, fino a un massimo di tre nuove guaritrici. Affinchè la ritualità del gesto non andasse comunque perduta, divenne opportuno individuare dei momenti speciali in cui realizzare il passaggio dei poteri, e a tale scopo si scelsero date fondamentali all'interno del calendario cristiano, come la notte di Natale, quella di Pasqua e il Venerdì Santo; secondo alcune segnatrici, tuttavia, l'unica data propizia è il 24 giugno, ovvero la notte di San Giovanni, che cade in prossimità del solstizio estivo, periodo magico per eccellenza nella tradizione stregonesca. 


Nonostante la promessa di tramandare queste tradizioni, oggi sono sempre più numerose le segnatrici che scelgono di non trasmettere a nessuno il loro sapere: le nuove generazioni infatti sembrano refrattarie a ritenere ancora valide queste pratiche arcaiche.




Malocchio e Affascino   


Sebbene nella nostra penisola le ritualità legate alla magia popolare siano andate perdendosi nel tempo, in alcune aree sono tuttavia rimaste in vita - almeno sul piano del folklore - antiche tradizioni e credenze, come ad esempio il timore di essere colpiti dal malocchio. Che cosa si intende, esattamente, con questo termine? 


“Malocchio” significa letteralmente “occhio malevolo” e rappresenta la credenza secondo cui uno sguardo ha il potere di produrre determinati effetti sulla persona osservata. Si dice, infatti, che attraverso gli occhi si possa arrivare fino all'anima di una persona, esercitando una certa influenza su di essa. Tale influenza è positiva se chi tiene d'occhio una persona lo fa in modo benevolo, ma è negativa se colui che guarda è mosso da rancore e invidia, oppure è ossessionato da un amore non corrisposto.


Può accadere, però, che una malia venga lanciata in maniera del tutto inconsapevole: è possibile, cioè, stregare una persona anche solo elogiandola, con l'inconscio desiderio di essere al suo posto. Nell'Italia meridionale questo fenomeno viene chiamato “affascino” o “affascinatura”, e si ritiene ne siano vittime soprattutto i neonati e le giovani madri: l'adulazione potrebbe infatti sottrarre il latte alla donna e il sonno al bambino, costringendolo a trascorrere notti di pianto inconsolabile. Per questa ragione è importante accompagnare sempre i complimenti con una formula di immunizzazione dall'occhiatura, che consiste nel benedire il destinatario in nome di Dio o della Vergine.