
Custode dei sogni
La mia storia (o almeno una parte)
Non so bene quando è cominciato.
Forse una notte, forse un mattino in cui ho scritto un sogno e non mi ha più lasciato.
Forse quando ho capito che certi sogni non sono solo sogni — ma richiami.
Mi chiamo Ian, e per anni ho cercato di tenere insieme due mondi:
quello concreto, fatto di lavoro, impegni, ore contate… e quello invisibile, fatto di immagini, voci interiori, simboli che si ripetono e chiedono attenzione.
Ci sono arrivato poco per volta, nel tempo libero, nel silenzio, negli appunti presi a margine della vita. Ma erano più vivi di tutto il resto.
Erano loro — i sogni — a parlarmi davvero.
A suggerirmi direzioni, a scuotermi, a proteggermi.
E a volte a spaventarmi.
Perché quando l’inconscio si fa sentire, non sempre usa parole gentili.
Con il tempo ho capito che non volevo solo interpretare i sogni.
Volevo onorarli.
Restituire loro una voce.
Creare uno spazio dove chiunque, anche solo per un attimo, potesse sentirsi ascoltato nel profondo. Non come paziente. Non come cliente. Ma come essere umano in viaggio.
È nato così questo progetto.
Non da una strategia, ma da una fedeltà.
Io non sono un esperto inarrivabile.
Sono uno che ha camminato nel buio.
Che ci cammina ancora, ogni notte.
E che ha scelto di aprire una porta — per sé, e per chi sente che i sogni non sono solo qualcosa da capire, ma qualcosa da vivere.