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CAZZEGGIANDO 1

Una pratica ricorrente, che potremmo definire rito, vede, ad ogni fine di anno scolastico, la pubblicazione, da parte dei quotidiani e periodici, di indicazioni agli studenti che terminano i regolari cicli di studi sulle loro possibilità d’ingresso nel mondo del lavoro.

Ci sentiremmo esclusi da quel mondo che “conta” di cui fanno parte coloro che sanno. Non abbiamo alcun desiderio di “contare”, se non improbabili eventuali mazzi di euro, ma di questo avrà cura la prossima new entry nel nostro staff (traduzione: ci penserà il prossimo matto che entrerà a far parte del nostro giro). Non possiamo però nemmeno sottrarci a quel compito d’indirizzare le coscienze verso scelte consapevoli. Tralasciamo qui le citazioni che si sprecherebbero, e si ritorcerebbero contro di noi secondo la nota formula: i soliti intellettuali.

Comunque se dovessimo assegnare la Palma d’Oro o il Premio Speciale della Giuria alla Carriera per la “Flessibilità”, non vi è dubbio che l’Italia, grazie agli Italiani, straccerebbe tutti gli altri contendenti. Pensiamo alla flessibilità nel ricoprire diversi ruoli. Viviamo in un Paese dove tutti fanno (o credono fermamente di fare) tutto. Ad esempio tra noi medici chi non ha un collega che non si consideri prima di tutto musicologo, e/o scrittore, e/o esperto d’arte, e/o artista, e/o fotografo, e/o numismatico, e/o... , poi, “anche” medico? Per non parlare dei diplomatici. Da quelle parti la Storia delle Religioni Orientali piuttosto che i Militaria sono temi di particolare approfondimento “professionale”.

Questo però vale anche per gli idraulici. Se ci fosse ancora “Lascia o Raddoppia”, maldestramente sostituito da “l’Eredità”, molti diventerebbero probabilmente milionari (sia pure in vecchio conio) in quanto esperti di vita, morte e miracoli di calciatori, piuttosto che di veline o altri prodotti mediatici del tempo. Siamo stati definiti, noi Italiani, da qualcuno che credeva di conoscerci bene, un popolo di santi, poeti e navigatori e non sappiamo che altro. Siamo molto di più.

Di solito riteniamo che il nostro lavoro, il lavoro per il quale abbiamo trascorso anni ed anni sui banchi di scuola, del liceo e dell’università ci vada stretto, ci limiti, ci restringa la visione di un mondo che, in effetti, è sempre più sfaccettato e variegato.

Allora via a crearsi nuovi interessi, nuove professionalità, nuovi percorsi, ma, come accade in tema di “cazzeggio” (per il quale si rimanda al nostro relativo Abbecedario) esistono applicazioni paradigmatiche buone e positive, ma spesso anche cattive e negative.

Tra le prime ci piace sottolineare il caso dell’ingegnere nucleare che ha elaborato la teoria, peraltro sostenuta da un crescente numero di prove e di testimonianze, che l’epica omerica abbia in realtà avuto i natali nei freddi mari del Nord Europa. Per le altre basta accedere, in una qualsiasi ora del giorno o della notte, alla “sorella del grande fratello” per aver modo di apprezzare (?) coorti di esperti, consulenti, opinionisti, veline, bocche di rosa, e operatori in qualche specifica e primaria attività.

Anche a loro, oltre che alle altre consolidate attività, professioni, arti e mestieri, sono dedicate queste pagine. Ci rimane, circa la nostra flessibilità creativa ergonomica, un timore. Quello che da sub-liminare, con il passare dei mesi, stia per diventare reale. Saranno i cinesi a ricondurci in un alveo mono-ergonomico. E presto. Comunque vada nessuno c’incolpi se il suo futuro sarà quello di troppo occupato o di disoccupato. L’uomo propone e Dio dispone.

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