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4, 5 o 6 corde? Guida pratica alla scelta del basso giusto (In breve ovviamente)

Ciao a tutti!

Uno dei dubbi più comuni tra bassisti — soprattutto in fase di crescita o cambiamento — riguarda la scelta dello strumento:

Meglio un basso a 4, 5 o 6 corde?


La risposta non è mai assoluta, ma dipende da esigenze tecniche, musicali e pratiche. In questo post voglio condividere vantaggi, ostacoli e differenze reali tra questi strumenti, per aiutarti a capire quando una scelta è strategica… e quando forse non lo è.


🎯 Basso a 4 corde: la base solida

Il 4 corde è lo standard storico. È lo strumento con cui la maggior parte dei bassisti inizia — e spesso anche quello con cui si resta per tutta la carriera.

Vantaggi:

  • Maggiore maneggevolezza e leggerezza
  • Spazi tra le corde più ampi e comodi
  • Ottimo per sviluppare tecnica, groove e precisione
  • Più facile da leggere e visualizzare sul manico

Possibili limiti:

  • Manca l’estensione verso il basso (nota B grave)
  • Alcune linee moderne o orchestrali possono risultare più complesse da adattare


🎯 Basso a 5 corde: estensione e versatilità

Il 5 corde aggiunge una corda grave (B), ampliando il registro e offrendo nuove possibilità armoniche e tecniche.

Vantaggi:

  • Estensione verso il basso utile in molti generi (funk, gospel, metal, fusion)
  • Permette di suonare in posizioni più centrali del manico
  • Ottimo per arrangiamenti moderni e linee più profonde

Ostacoli:

  • Richiede adattamento nella lettura e nella visualizzazione delle posizioni
  • Maggiore peso e spaziatura più stretta tra le corde
  • Può creare confusione iniziale se non si ha una buona consapevolezza del manico


🎯 Basso a 6 corde: completezza e complessità

Il 6 corde aggiunge sia la corda grave (B) che quella acuta (C), offrendo un’estensione completa verso entrambe le direzioni.

Vantaggi:

  • Massima estensione melodica e armonica
  • Ideale per solismo, accordi, tapping e arrangiamenti complessi
  • Ottimo per chi lavora in contesti jazz, fusion, solistici o orchestrali

Ostacoli:

  • Richiede un alto livello di controllo tecnico
  • Maggiore peso e ingombro
  • Lettura più complessa, soprattutto per chi lavora con partiture standard
  • Può rallentare l’esecuzione se non si ha una tecnica consolidata


🧠 Quando scegliere (o cambiare) strumento?

La scelta dello strumento deve rispondere a esigenze reali, non solo a curiosità o mode. Ecco alcune domande utili da porsi:

  • Sto cercando un’estensione sonora che il mio attuale strumento non mi offre?
  • Riesco a gestire bene la lettura e la visualizzazione con più corde?
  • Il mio repertorio richiede davvero note più gravi o più acute?
  • Il nuovo strumento mi aiuta… o mi complica?


A volte si cambia strumento per “evolvere”, ma si finisce per perdere fluidità, precisione e musicalità. Altre volte, invece, un cambio ben ponderato può sbloccare nuove possibilità.


📌 Lettura e praticità esecutiva: attenzione alle differenze

Ogni tipo di basso comporta strategie diverse di lettura e visualizzazione:

  • Sul 4 corde, la lettura è più diretta e intuitiva
  • Sul 5 corde, bisogna ricalibrare le posizioni e gestire la corda B
  • Sul 6 corde, la lettura richiede una visione verticale più ampia e consapevole


Inoltre, la praticità esecutiva cambia: più corde significano più attenzione alla muta, più controllo del suono, e più precisione nei salti di corda.


🎼 Esperienza personale

Io ho iniziato con un basso a 4 corde “Vester”, super economico ma molto bello. Dopo anni sono passato sempre a un 4 corde, ma fretless — che ho suonato per un lungo periodo. Poi sono passato al 5 corde Yamaha Attitude, un basso storico. Infine sono arrivato al mio attuale: il basso a 6 corde.

Come vedete, nel mio caso tutto è avvenuto gradualmente, e sempre per esigenze artistiche. Amando Bach, Paganini, Parker e altri, avevo grosse difficoltà con un 4 o 5 corde nel reinterpretare le loro opere sul basso:


Mi mancavano le corde necessarie, i registri delle altezze, e anche la tecnica diventava troppo faticosa.


Il 6 corde mi ha semplificato alcuni aspetti, ma ne ha complicati altri. È un equilibrio che io chiamo “la bilancia della musica, non della vita”. Dal punto di vista professionale, mi ha semplificato molto la lettura a prima vista, soprattutto quando si lavora in posizioni verticali.


📢 Se sei in dubbio su quale basso scegliere, rifletti sulle tue esigenze reali e sul tuo percorso musicale.


E tu cosa pensi?