
Epistole e Favole. L’Albero del Riccio e Favole di Libertà di Antonio Gramsci
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€7.99
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Autore: Antonio Gramsci
Curatore: Fabiana Caserta
Titolo: Epistole e Favole. L’Albero del Riccio e Favole di Libertà
Pagg edizione cartacea: 228
Lingua: italiano
Formato: Epub con Adobe DRM
Prezzo: 7,99 euro
Rdizione: Mauna Loa, 2021
EAN/ISBN: 979-12-80456-07-6
Categoria: Memorie Personali, Lettere, Favole, Collezioni Letterarie
LINK ALLA VERSIONE CARTACEA
IL TESTO: Un Antonio Gramsci grande educatore. Questa opera di Gramsci unisce due raccolte: di epistole (L’Albero del Riccio) e di traduzioni di favole (Favole di Libertà); e mette in evidenza il legame tra sua vita politica e quella sentimentale. Gramsci merita di essere ricordato non solo per i suoi scritti, quanto anche per come ha vissuto e per quanto ha sofferto. In lui la ragione propriamente detta e le ragioni del cuore riescono a convivere generando un individuo completo, la cui profondità intellettuale si gioca a partire da un equilibrio di opposti e contraddizioni. Come descrive la curatrice dell’opera, Fabiana Caserta, qui si ha l’impressione di trovarsi davanti alla faccia nascosta della luna: una figura storica spesso eroicizzata, com’è il caso di Antonio Gramsci, che mostra il suo lato più umano. Ricco di piccoli spaccati della sua giovinezza sarda e di storie quotidiane del carcere, L’Albero del Riccio mette alla luce i legami familiari, sia con la moglie e i figli che con la madre, caratterizzati da un grande affetto, ma anche da ovvi momenti di dolore. Ogni elemento esistente diventa pregno di significato, degno di attenzione, ha una valenza emotiva superiore. In Favole di Libertà, invece, la condivisione di favole e di novelle popolari è il tramite comunicativo che Gramsci stabilisce con la famiglia. Nulla è lasciato al caso: ogni scelta specifica compiuta nella traduzione di Gramsci rispetto alla versione originale dei fratelli Grimm è in base alla esigenza di “secolarizzare” e di rendere più attuali e didattiche le fiabe.

L’AUTORE: Antonio Gramsci, per la statura del suo impegno intellettuale e politico è considerato una tra le maggiori figure della prima metà del Novecento italiano. Membro del PSI e fondatore de L’Ordine Nuovo (1919), fece parte dell’esecutivo dell’Internazionale comunista. Divenuto segretario del Partito Comunista d’Italia e deputato, affrontò la questione meridionale, indirizzando la politica dei comunisti verso l’unione con i socialisti massimalisti. Nel 1924 fondò il quotidiano politico l’Unità. Per la sua attività e per le sue idee fu condannato a venti anni di carcere. Il suo pensiero politico si articolò in una rilettura globale dei fenomeni sociali e politici internazionali dal Risorgimento in poi, che lo portò a criticare lo stalinismo, a teorizzare il passaggio dalla “guerra di movimento” alla “guerra di posizione”, a formulare i concetti di “egemonia” e di “rivoluzione passiva”.
IL CURATORE: Fabiana Caserta, classe 1995, di Palermo. Laureata in Studi Filosofici e Storici presso l’Università di Palermo, approfondisce la filosofia politica, antropologia e linguistica. Si dedica alla traduzione di saggistica e alla scrittura di racconti brevi. Dopo la laurea si interessa a psicologia, neuroscienza e filosofia morale. Nel 2021 si trasferisce in Svezia per un Master in Scienze Cognitive prezzo la Università di Umea.
ESTRATTO: In molti riconosceranno l’immagine di Antonio Gramsci: il viso tondeggiante e occhialuto, i capelli ricci dalla piega ribelle, l’espressione seria e gentile.
L’antifascismo, l’attivismo politico e la lunga prigionia sono altrettanti tasselli che, nell’immaginario comune, compongono il mosaico di un uomo che si distinse come uno degli intellettuali più influenti dello scorso secolo.
L’eredità gramsciana è più viva che mai, e non è ristretta all’interno dei confini italiani, come è apprezzabile dal numero di pubblicazioni internazionali sulla sua vicenda umana e sui suoi scritti che continuano a essere diffusi e letti. I suoi contributi sono oggi riconosciuti come spunto prezioso per l’elaborazione della teoria critica e di ogni riflessione che voglia avvalersi di un’impostazione post-marxista. L’ampiezza contenutistica di cui si fa portatore il suo pensiero politico e filosofico lo fa figurare in ogni ambito delle discipline umanistiche, dalla filosofia politica alle scienze dell’educazione.
Le ragioni della popolarità di Antonio Gramsci sono aperte a più linee speculative ma, concordando con Perry Anderson, introduciamo due ragioni che possano spiegare il fascino esercitato dal pensiero gramsciano.
Una è l’ampiezza del suo apporto intellettuale, la “multidimensionalità” che emerge dai suoi scritti: dalla storia degli stati europei, alle riflessioni circa il ruolo dell’intellettuale, i rapporti tra stato e società civile, i modi di produzione e consumo nella società a lui contemporanea, il legame tra cultura popolare e cultura tradizionale, la subalternità e la questione meridionale.
La seconda ragione è da rintracciarsi nella forma scomposta, frammentaria e inusuale della scrittura gramsciana, che ha da sempre incentivato numerose interpretazioni del suo pensiero, nel tentativo di fornire ordine e compattezza a una serie di spunti e teorie rivoluzionarie.
Sebbene sia difficile, proprio in virtù delle sopracitate caratteristiche, fornire un ritratto univoco di una figura tanto complessa quanto quella di Gramsci, le parole di Palmiro Togliatti possono assisterci in questo compito.
Questa è la descrizione che ne fornisce in un editoriale, poco dopo l’incarcerazione:
«Capacità di analisi minuta, fredda, obiettiva, fino al minimo dei particolari. Potere di riconoscere e mostrare nel particolare il segno dei caratteri generali di una situazione e di una epoca storica. Facoltà di seguire il corso di un ragionamento astratto senza mai perdere di vista gli elementi concreti, — le cose e gli uomini viventi, — a cui ogni realtà si riduce. Cultura vastissima. Incomparabile forza di espressione. Piena padronanza dei moderni metodi di indagine scientifica. Con tutto ciò, nessuno più di lui è lontano da ciò che si usa chiamare un “intellettuale”, dal tipo di colui il quale, chiuso entro i libri e gli schemi della sua dottrina, ha perduto il contatto con le correnti profonde della vita e della passione umana».
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Curatore: Fabiana Caserta
Titolo: Epistole e Favole. L’Albero del Riccio e Favole di Libertà
Pagg edizione cartacea: 228
Lingua: italiano
Formato: Epub con Adobe DRM
Prezzo: 7,99 euro
Rdizione: Mauna Loa, 2021
EAN/ISBN: 979-12-80456-07-6
Categoria: Memorie Personali, Lettere, Favole, Collezioni Letterarie
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IL TESTO: Un Antonio Gramsci grande educatore. Questa opera di Gramsci unisce due raccolte: di epistole (L’Albero del Riccio) e di traduzioni di favole (Favole di Libertà); e mette in evidenza il legame tra sua vita politica e quella sentimentale. Gramsci merita di essere ricordato non solo per i suoi scritti, quanto anche per come ha vissuto e per quanto ha sofferto. In lui la ragione propriamente detta e le ragioni del cuore riescono a convivere generando un individuo completo, la cui profondità intellettuale si gioca a partire da un equilibrio di opposti e contraddizioni. Come descrive la curatrice dell’opera, Fabiana Caserta, qui si ha l’impressione di trovarsi davanti alla faccia nascosta della luna: una figura storica spesso eroicizzata, com’è il caso di Antonio Gramsci, che mostra il suo lato più umano. Ricco di piccoli spaccati della sua giovinezza sarda e di storie quotidiane del carcere, L’Albero del Riccio mette alla luce i legami familiari, sia con la moglie e i figli che con la madre, caratterizzati da un grande affetto, ma anche da ovvi momenti di dolore. Ogni elemento esistente diventa pregno di significato, degno di attenzione, ha una valenza emotiva superiore. In Favole di Libertà, invece, la condivisione di favole e di novelle popolari è il tramite comunicativo che Gramsci stabilisce con la famiglia. Nulla è lasciato al caso: ogni scelta specifica compiuta nella traduzione di Gramsci rispetto alla versione originale dei fratelli Grimm è in base alla esigenza di “secolarizzare” e di rendere più attuali e didattiche le fiabe.

L’AUTORE: Antonio Gramsci, per la statura del suo impegno intellettuale e politico è considerato una tra le maggiori figure della prima metà del Novecento italiano. Membro del PSI e fondatore de L’Ordine Nuovo (1919), fece parte dell’esecutivo dell’Internazionale comunista. Divenuto segretario del Partito Comunista d’Italia e deputato, affrontò la questione meridionale, indirizzando la politica dei comunisti verso l’unione con i socialisti massimalisti. Nel 1924 fondò il quotidiano politico l’Unità. Per la sua attività e per le sue idee fu condannato a venti anni di carcere. Il suo pensiero politico si articolò in una rilettura globale dei fenomeni sociali e politici internazionali dal Risorgimento in poi, che lo portò a criticare lo stalinismo, a teorizzare il passaggio dalla “guerra di movimento” alla “guerra di posizione”, a formulare i concetti di “egemonia” e di “rivoluzione passiva”.
IL CURATORE: Fabiana Caserta, classe 1995, di Palermo. Laureata in Studi Filosofici e Storici presso l’Università di Palermo, approfondisce la filosofia politica, antropologia e linguistica. Si dedica alla traduzione di saggistica e alla scrittura di racconti brevi. Dopo la laurea si interessa a psicologia, neuroscienza e filosofia morale. Nel 2021 si trasferisce in Svezia per un Master in Scienze Cognitive prezzo la Università di Umea.
ESTRATTO: In molti riconosceranno l’immagine di Antonio Gramsci: il viso tondeggiante e occhialuto, i capelli ricci dalla piega ribelle, l’espressione seria e gentile.
L’antifascismo, l’attivismo politico e la lunga prigionia sono altrettanti tasselli che, nell’immaginario comune, compongono il mosaico di un uomo che si distinse come uno degli intellettuali più influenti dello scorso secolo.
L’eredità gramsciana è più viva che mai, e non è ristretta all’interno dei confini italiani, come è apprezzabile dal numero di pubblicazioni internazionali sulla sua vicenda umana e sui suoi scritti che continuano a essere diffusi e letti. I suoi contributi sono oggi riconosciuti come spunto prezioso per l’elaborazione della teoria critica e di ogni riflessione che voglia avvalersi di un’impostazione post-marxista. L’ampiezza contenutistica di cui si fa portatore il suo pensiero politico e filosofico lo fa figurare in ogni ambito delle discipline umanistiche, dalla filosofia politica alle scienze dell’educazione.
Le ragioni della popolarità di Antonio Gramsci sono aperte a più linee speculative ma, concordando con Perry Anderson, introduciamo due ragioni che possano spiegare il fascino esercitato dal pensiero gramsciano.
Una è l’ampiezza del suo apporto intellettuale, la “multidimensionalità” che emerge dai suoi scritti: dalla storia degli stati europei, alle riflessioni circa il ruolo dell’intellettuale, i rapporti tra stato e società civile, i modi di produzione e consumo nella società a lui contemporanea, il legame tra cultura popolare e cultura tradizionale, la subalternità e la questione meridionale.
La seconda ragione è da rintracciarsi nella forma scomposta, frammentaria e inusuale della scrittura gramsciana, che ha da sempre incentivato numerose interpretazioni del suo pensiero, nel tentativo di fornire ordine e compattezza a una serie di spunti e teorie rivoluzionarie.
Sebbene sia difficile, proprio in virtù delle sopracitate caratteristiche, fornire un ritratto univoco di una figura tanto complessa quanto quella di Gramsci, le parole di Palmiro Togliatti possono assisterci in questo compito.
Questa è la descrizione che ne fornisce in un editoriale, poco dopo l’incarcerazione:
«Capacità di analisi minuta, fredda, obiettiva, fino al minimo dei particolari. Potere di riconoscere e mostrare nel particolare il segno dei caratteri generali di una situazione e di una epoca storica. Facoltà di seguire il corso di un ragionamento astratto senza mai perdere di vista gli elementi concreti, — le cose e gli uomini viventi, — a cui ogni realtà si riduce. Cultura vastissima. Incomparabile forza di espressione. Piena padronanza dei moderni metodi di indagine scientifica. Con tutto ciò, nessuno più di lui è lontano da ciò che si usa chiamare un “intellettuale”, dal tipo di colui il quale, chiuso entro i libri e gli schemi della sua dottrina, ha perduto il contatto con le correnti profonde della vita e della passione umana».
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