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Racconti di Nativi Americani: Infanzia Indiana di Charles A. Eastman

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Autore: Charles A. Eastman

Curatore: Raffaella Milandri

Titolo: Racconti di Nativi Americani: 

Infanzia Indiana

Pagg edizione cartacea: 186

Lingua: italiano  

Formato: Epub con Adobe DRM

Prezzo: 7,99 euro

Edizione: Mauna Kea, 2023

EAN/ISBN: 978-88-31335-40-9 

Categoria: Nativi Americani, Indiani d’America, Sioux, Dakota

LINK ALLA VERSIONE CARTACEA

IL TESTO: in questo grande classico della letteratura nativa americana, Charles A. Eastman, nel suo nome Dakota, racconta la sua felice, pur se difficile, infanzia indiana. Nel narrare la tradizione dei giochi tra ragazzi, delle feste e danze, delle avventure, della caccia al bisonte e diverse leggende, Eastman dipinge un mondo idilliaco esordendo: “Quale ragazzo non vorrebbe essere un Indiano, anche solo per breve tempo, quando pensa alla vita più libera del mondo?”. Consapevole che i tempi sono irrimediabilmente cambiati, come unica via per la sopravvivenza del suo popolo accetta e promuove l’educazione e i modi dell’uomo bianco, pur criticandone lo stile di vita. Dice, infatti, dei tempi passati: “La felicità e la contentezza regnavano assolute, in un modo che non ho mai osservato tra i bianchi, nemmeno nelle migliori circostanze”. E sottolinea: “Desiderano possedere il mondo intero. Hanno diviso il giorno in ore, come le lune dell’anno. In effetti, misurano tutto. Nessuno di loro lascerebbe andare via anche solo una rapa dal suo campo se non ricevesse il suo pieno valore”. Questa edizione è tradotta e annotata da Raffaella Milandri.

L'AUTORE: Charles A. Eastman nacque nel 1858 nella Riserva Santee Dakota vicino a Redwood Falls, in Minnesota, e morì nel 1939. Si laureò in medicina all’Università di Boston nel 1890 e un mese dopo la laurea curò le ferite dei sopravvissuti di Wounded Knee. Fu un forte sostenitore delle cause dei Nativi Americani e si adoperò per creare unità tra gli Indiani di tutto il Paese. Trascorse gran parte della sua vita cercando di conciliare i valori e le convinzioni contrapposte della società bianca e della cultura Sioux.

IL CURATORE: Scrittrice e giornalista, Raffaella Milandri, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, è esperta studiosa dei Nativi Americani. È membro onorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e della tribù Crow in Montana. Ha pubblicato finora oltre dieci libri, tutti sui Nativi Americani e sui Popoli Indigeni, con particolare attenzione ai diritti umani, in un contesto sia storico che contemporaneo. Tra le sue opere ricordiamo “Nativi Americani. Guida alle Tribù e alle Riserve Indiane degli Stati Uniti” (Mauna Kea, 2021), una opera completa e aggiornata sul mondo delle tribù indiane oggi.


ESTRATTO: Quale ragazzo non vorrebbe essere un Indiano, anche solo per breve tempo, quando pensa alla vita più libera del mondo? Questa vita era la mia.

Ogni giorno c’era una vera battuta di caccia. C’era selvaggina vera. Di tanto in tanto c’era una danza della medicina nel bosco, dove nessuno poteva disturbarci, in cui i ragazzi impersonavano i loro anziani, Brave Bull (Toro Coraggioso), Stan-ding Elk (Alce in Piedi), High Hawk (Falco Alto), Medicine Bear (Orso della Medicina) e gli altri. Rappresentavano e imitavano i loro padri e i loro nonni nei minimi dettagli, e anche con precisione, perché li avevano visti nella realtà per tutta la vita.

Non eravamo solo bravi imitatori, ma anche attenti studiosi della natura. Studiavamo le abitudini degli animali proprio come voi studiate i vostri libri. Abbiamo osservato gli uomini del nostro popolo e li abbiamo rappresentati nelle nostre scene; poi abbiamo imparato a emularli nella nostra vita.

Nessuno ha un uso migliore dei cinque sensi dei bambini che vivono nella natura selvaggia. Potevamo annusare, oltre che ascoltare e vedere. Potevamo sentire e gustare oltre che vedere e ascoltare. In nessun altro luogo la memoria è stata mai sviluppata in modo più completo che nella vita libera nella natura, e posso ancora constatare che devo molto al mio addestramento giovanile.

Naturalmente non ricordo quando io vidi per la prima volta il giorno, ma i miei fratelli hanno spesso ricordato l’evento con molta gioia; infatti, era usanza dei Sioux che, quando nasceva un bambino, suo fratello dovesse immergersi nell’acqua o rotolarsi nella neve nudo, se era inverno; e se non era abbastanza grande per fare da solo nessuna delle due cose, gli veniva gettata dell’acqua addosso. Se il neonato aveva una sorella, anche lei doveva essere immersa. L’idea era che un guerriero fosse appena arrivato all’accampamento e gli altri bambini dovessero mostrare qualche atto di coraggio. Io sono stato così sfortunato da essere il più giovane di cinque figli che, poco dopo la mia nascita, rimasero senza madre.



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