Carrello

Sulle orme della tradizione. Gli Indiani d’America e noi di Francesco Spagna

In saldo
€9.99
€9.99
Aggiunto al carrello

Autore: Francesco Spagna

Titolo: Sulle orme della tradizione.

Gli Indiani d’America e noi

Pagg edizione cartacea: 220

Lingua: italiano  

Formato: Epub con Adobe DRM

Prezzo: 9,99 euro

Edizione: Mauna Kea, 2023

EAN/ISBN: 978-88-31335-46-1 

Categoria: Nativi Americani, Nativi Canadesi, Indiani d’America, assimilazione, colonizzazione

LINK ALLA VERSIONE CARTACEA

IL TESTO: È come se il suono del tamburo ci accompagnasse, nella lettura di Sulle orme della tradizione: un ritmo a volte incalzante, provocatorio, stimolante, a volte calmo, pregno di informazioni storiche e culturali, scrive Naila Clerici nella prefazione di quest’opera. Il libro delinea un percorso “sulle orme” delle tradizioni native nordamericane, alla ricerca della traccia di umanità di questi popoli, negata e soffocata dai processi di colonizzazione e assimilazione lungo oltre cinque secoli. La traccia che i tradizionalisti nativi hanno cercato è la stessa che gli antropologi hanno cercato. Questa ricerca, dai due diversi versanti, si è particolarmente intensificata con la ripresa delle tradizioni sciamaniche native nella seconda metà del Novecento e, nello stesso periodo, con la ripresa della ricerca etnografica dell’antropologia postcoloniale e postmoderna. Il libro cerca di cogliere questo particolare incrocio, dai due versanti, cercando di evitare schematismi e luoghi comuni: in questo senso il sottotitolo “Gli indiani d’America e noi”. Il percorso del libro si snoda su temi generali, quali i conflitti culturali relazionali tra Nativi e Bianchi durante l’epoca coloniale e su aspetti specifici, quali i confini delle riserve e dei territori nativi, le rivendicazioni contro le nuove forme di espropriazione e abuso di questi territori, così come la ripresa e la difesa delle tradizioni religiose sciamaniche dalle nuove forme di consumo e abuso spirituale. Il tema del conflitto tra le culture native nordamericane e la cultura dominante risulta pienamente leggibile soltanto da una prospettiva storica che non neghi quegli aspetti di mescolamento e di cooperazione che hanno “fatto l’America” nella collaborazione tra i protagonisti in gioco, su livelli molto diversi quali quello tecnologico, linguistico e religioso. Il libro pone l’attenzione su come la negazione di questa traccia di incontro, metissage e collaborazione tra culture sia un altro “marchio” del colonialismo moderno, che ha contrapposto “primitivi” e “civilizzati”, razze, religioni inconciliabili, culture essenzialmente contrapposte, categorie in conflitto.

L'AUTORE: Francesco Spagna, nato nel 1962, insegna da oltre vent’anni Antropologia Culturale all’Università di Padova. Ha compiuto studi di Filosofia e un Dottorato di Ricerca in Antropologia Sociale e Culturale, durante il quale ha svolto viaggi etnografici presso comunità native nordamericane in Stati Uniti e Canada. Africa, Lapponia e India sono stati altri luoghi di viaggio e di formazione. Negli ultimi decenni ha compiuto ricerche presso le comunità straniere a Padova e ha lavorato nell’ambito dell’accoglienza dei migranti. Ha pubblicato circa una settantina di titoli, tra libri e articoli collegati alla materia di insegnamento e alla ricerca. Tra gli ultimi libri pubblicati: La buona creanza. Antropologia dell’ospitalità (Carocci 2013), L’infinito antropologico (Mimesis 2014-18), Cultura e controcultura (Eleuthera 2016), Il nostro quartiere profuma di spezie (Cleup 2018). Dal 2023 cura per la Mauna Kea Edizioni la Collana “Il Sentiero di perline”, di cui questo è il primo volume.


ESTRATTO: Indiani d’America tra storia e immaginario. La storia degli Indiani del Nord America è un “testo” complesso e sorprendente. L’antropologo può leggerlo da dietro le spalle dello storico, trovandovi una miniera di sollecitazioni. Lo storico può leggere le monografie etnografiche, trovandovi documenti straordinari. Colpisce innanzitutto la rapidità con la quale grandi processi di trasformazione culturale si sono innescati, a partire dai primi contatti tra i gruppi nativi e i newcomers europei, fino ad oggi.

Questi processi sono tuttora in corso. La “questione indiana” in Nord America, dopo oltre cinque secoli, è ancora in grande fermento e ancora gravida di ulteriori trasformazioni e sviluppi imprevedibili. La partita storico/antropologica non sembra per nulla chiusa.

Sarebbe impresa vana delineare, anche solo per sommi capi, il processo storico del “contatto” tra gli europei e i popoli nativi del Nord America: le tappe di questo processo sono complesse e diversificate, sia temporalmente sia geograficamente. Molti e diversi sono stati i soggetti in gioco. Per fare un esempio, se prendiamo in considerazione solamente l’area subartica – una delle nove o dieci macro-aree antropologiche che suddividono il continente a nord del Rio Grande – troviamo storie particolari, con diversi elementi contrastanti. La completa estinzione dei Beothuk dell’isola di Terranova, nella parte atlantica; l’integrazione tra i primi cacciatori di pellicce francesi – i coureurs de bois – e i popoli algonchini dei Grandi Laghi, nel corso del Seicento; i conflitti, a metà Settecento, tra i Tlingit dell’Alaska e i coloni russi; le distruzioni portate dai cercatori d’oro del Klondike a fine Ottocento, il meticciato tra scozzesi e Athapaska nel Mackenzie: rappresentano ognuno piccoli universi di storia del “contatto”. Per ognuno va accuratamente definita una storia a sé stante.

La prospettiva storica si intreccia inoltre con aspetti di altra natura: è importante delineare anche una storia dell’immaginario del “contatto”, anche per le condizioni particolari nelle quali la ricerca etnografica è stata effettuata.

Le monografie classiche del Bureau of American Ethnology, nella seconda metà dell’Ottocento, – descrizioni scientifiche minuziose sui singoli gruppi etnici nativi, – sono state stilate quando le strutture sociali e culturali di questi gruppi erano già state fortemente alterate: dopo le deportazioni di massa, le guerre, l’immiserimento e l’emarginazione, il confinamento nelle riserve. L’etnografia in questione è stata dunque in gran parte un’etnografia di Indiani nelle riserve, e in diverse forme ha cercato di occultarlo, o di non rendere troppo esplicito un dato di fatto che comprometteva la scientificità del campo di indagine. Queste forme più o meno velate di occultamento antropologico hanno in più di un caso rinforzato la produzione immaginaria. Si pensi alle pose costruite del fotografo Edward S. Curtis, che tra Ottocento e Novecento coglieva immagini di Indiani come se fossero ancora in uno stato di selvatichezza primigenia. Queste immagini hanno sicuramente contribuito alla formazione di quelle rappresentazioni culturali fortemente significanti nella storia successiva. In questo senso, la funzione dell’immaginario si è rivelata fondamentale per la comprensione della situazione attuale tanto quanto gli aspetti più specificamente politici, sociali o economici. La produzione di un’immagine stereotipata dell’altro è parte integrante del contatto tra culture e può fornire importanti chiavi di lettura.

In questa prospettiva si può esaminare un personaggio particolare, un personaggio tanto storico quanto immaginario, che ci riporta sia alla complessità di particolari avvenimenti accaduti, sia alla complessità della situazione attuale e del continuo gioco di specchi che l’immaginario produce.

Questo personaggio è Alce Nero (Black Elk), lo sciamano degli Oglala Sioux, nato nel 1863 e vissuto fino agli anni ’40 del Novecento nella riserva di Pine Ridge, nel Sud Dakota. Imparentato con Cavallo Pazzo, divulgatore della Danza degli Spettri, Alce Nero ha incarnato l’immagine classica dell’Indiano. La testimonianza della sua vita e della sua iniziazione sciamanica, raccolta nei libri, ha rappresentato uno dei principali canali attraverso il quale la cultura dei Bianchi è stata introdotta alla spiritualità e alla cultura dei Nativi Americani. La figura di Alce Nero è emblematica: nel contesto delle riserve tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, riassume la crisi di una cultura, la sua trasformazione, le contraddizioni interne di una identità collettiva in una fase di grandi rivolgimenti.

Alce Nero dettò le sue memorie a un altro personaggio particolare: John Neihardt, etnologo e letterato del Nebraska, insegnante di letteratura e poesia in varie università americane. Neihartd aveva conosciuto Alce Nero nel 1930, interessandosi al movimento messianico della Danza degli Spettri.

I suoi incontri con Alce Nero si protrassero fino all’anno successivo e quelle conversazioni – nelle quali l’Indiano raccontò la storia completa della sua vita – furono stenografate dalla figlia di Neihardt. Enid Neihardt trascrisse le note stenografate e da questi manoscritti il padre prese il materiale per il celebre libro intitolato Black Elk Speaks, “Alce Nero parla”. Il libro fu pubblicato inizialmente nel 1932, con scarso successo. Più fortuna ebbe in Europa, dove – negli anni ’50 – venne tradotto in tedesco, per suggerimento di Carl Gustav Jung, il quale era evidentemente interessato alla simbologia unificatrice della visione sciamanica di Alce Nero. Nel 1961 il libro fu ristampato dalla University of Nebraska Press, con nuova prefazione. Nel 1968 arrivò in Italia, pubblicato da Adelphi.

Negli anni ’70 Alce Nero parla divenne un vero e proprio feticcio culturale per la rivalutazione delle culture native d’America, la critica alla società dei consumi e l’esigenza di una nuova spiritualità. Se il messaggio finale di Alce Nero – “il cerchio non ha più centro, l’albero sacro è morto” – sembrava l’ultimo messaggio di un popolo in via di estinzione, la sua divulgazione in tutto il mondo fu veramente notevole, e contribuì sicuramente a sostenere la causa degli Indiani d’America.

Quella di Neihartd fu però una elaborazione fortemente letteraria del racconto di Alce Nero, e alcuni aspetti della vita reale dello sciamano Oglala nella riserva di Pine Ridge furono messi in ombra, per una sorta di vizio di forma al quale a volte, come abbiamo visto, anche l’etnografia scientifica indulgeva.

VIDEO

Otterrai un file EPUB (1MB)

Customer Reviews

Non ci sono ancora recensioni.